Case vacanza nel caos a causa delle leggi locali

Leggi regionali ritoccate anche una volta all’anno. Ventuno diverse definizioni di strutture extralberghiere, dalle normali case vacanza alle “case del camminatore” regolate in Lazio e Umbria. Un costante conflitto davanti alla Consulta, con cinque normative regionali impugnate dal governo e 24 sentenze della Corte costituzionale negli ultimi tre anni. È l’istantanea scattata dalla ricerca «Turismo “digitale” e Costituzione», curata dalla Sda Bocconi. Lo studio, che Il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare, è stato finanziato da Airbnb, il portale per la gestione degli affitti brevi. Gli affitti brevi sono da tempo nell’occhio del ciclone. Da un lato, le piattaforme online hanno creato un fenomeno impensabile fino a pochi anni fa. Dall’altro, gli albergatori denunciano il rischio di irregolarità, concorrenza sleale ed evasione fiscale. «Non è tollerabile il far west che si registra nel settore delle locazioni brevi», ha dichiarato nelle scorse settimane il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. È in questo scenario — osserva Il Sole 24 Ore —  che si muovono le Regioni. Facendo leva sulla loro competenza esclusiva in materia di turismo (articolo 117, comma 4, della Costituzione). Ma rischiando di sconfinare in altre materie “statali”.

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